Lavoro e accessibilità: un tema tutt’altro che scontato, troppo spesso inquinato da pregiudizi e scarsa informazione. la vera sfida, infatti, non sta infatti nel creare sempre nuove categorie protette, sorte di riserve per disabili destinati a rimanere comunque ai margini delle attività produttive e della vita sociale: l’obiettivo, per chiunque si occupi di questi problemi, è invece promuovere un’inclusione autentica che permetta ai disabili di lavorare con la massima autonomia possibile e di esprimere il loro potenziale e le loro vere capacità.
La Fondazione Asphi parte da questi presupposti, per cercare di creare opportunità professionali per disabili che possono mettersi in gioco come persone e come lavoratori tout-court.
Tutto inizò nel 1979, quando l’IBM decise di formare come programmatori due non-vedenti.
Fu una vera e propria scoperta: improvvisamente le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione si rivelavano ideali per costruire prospettive di lavoro reali per soggetti fino ad allora relegati a ruoli marginali.
Oggi gli stessi disabili assunti all’epoca fanno formazione ad alti disabili e si occupano, tra l’altro, di verificare, ovviamente da un punto di vista per forza di cose competente, l’accessibilità dei siti Web.
Fondazione Asphi fa anche parte, tra l’altro, dell’Associazione Digital Champions, che sostiene progetti di innovazione.
La presentazione della fondazione, fatta dal suo presidente Franco Bernardi, si può leggere qui.