Colf, badanti e baby sitter: richieste in continuo aumento

Da una ricerca realizzata dal Censis e dall’Ismu per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, emerge che nell’ultimo decennio l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie ha rappresentato per l’Italia un grande bacino occupazionale.
Il numero dei collaboratori che prestano servizio presso le famiglie, con formule e modalità diverse, è passato da poco più di un milione nel 2001 all’attuale 1 milione 655mila (+53%), registrando la crescita più significativa nella componente straniera, che oggi rappresenta il 77,3% del totale dei collaboratori.
Sono due milioni e 600mila le famiglie (il 10,4% del totale) che hanno attivato servizi di collaborazione, di assistenza per anziani o persone non autosufficienti, e di baby sitting. E si stima che, mantenendo stabile il tasso di utilizzo dei servizi da parte delle famiglie, il numero dei collaboratori salirà a due milioni 151mila nel 2030 (circa 500mila in più).

I servizi di collaborazione domestica in Italia si caratterizzano ancora per la forte destrutturazione. Anche quando comportano un’assistenza specialistica a persone non autosufficienti, si configurano come un lavoro domestico a tutto tondo, con una quota dell’83,4% dei collaboratori occupati nel governo della casa, fino all’assistenza avanzata a persone non autosufficienti e a bambini.

Il valore stesso delle competenze viene sottovalutato, considerato che solo il 14,3% dei collaboratori ha seguito un percorso formativo specifico, sebbene il 60% di essi si occupi dell’assistenza di una persona e va anche sottolineata l’assenza di intermediazione nel rapporto di lavoro ed esiste un’ampia area di lavoro totalmente irregolare (il 27,7% dei collaboratori) che si accompagna però al progressivo consolidamento di un quadro di tutele.

In questo quadro, non possono essere trascurate le difficoltà che sempre più famiglie incontrano non solo nel reclutamento, ma anche nella gestione del rapporto con i collaboratori, anche se le vere incognite che incombono sulla sostenibilità del sistema sono soprattutto di natura economica. Il welfare informale ha un costo che grava quasi interamente sui bilanci familiari.

Con una domanda crescente di protezione sociale, conclude la ricerca, è indispensabile incrociare il «welfare familiare», che impiega rilevanti risorse private, con un intervento pubblico di organizzazione e razionalizzazione dei servizi alla persona basato su vantaggi fiscali alle famiglie per garantirne la sostenibilità sociale.